Trento-Brescia (2011)

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Una meravigliosa pedalata, dalle montagne trentine alla pianura padana attraversando bellissime distese verdi e sfolgoranti laghi.


  1. Brescia – Cavalese (6 maggio)
  2. Il trasferimento in treno da Pavia a Trento avviene senza particolari intoppi, nonostante le tre tratte (Pavia-Milano, Milano-Verona, Verona-Trento). Trenitalia si comporta egregiamente, sia per quanto riguarda la puntualita’, che per il vagone portabiciclette. A Brescia recuperiamo Pier e alle 12.30 si arriva a Trento.
    Si visita velocemente il centro di Trento, che sembra essere piuttosto interessante, anche perche’ una vasta area e’ vietata alle auto. Un rapido pranzo a base di pizza al trancio, wurstel e birra, e l’avventura comincia. Gia’ il primo impatto e’ positivo. Trento e’ amica delle biciclette e troviamo subito una pista ciclabile che ci porta in direzione della Val di Cembra. Abbiamo infatti deciso di raggiungere Cavalese percorrendo la Val di Cembra e non la pista ciclabile che corre lungo l’autostrada fino a Ora. Si raggiunge cosi Gardolo, e poi, con uno strappo impressionante, si sale a Gardolo di Mezzo. Da li’ si procede per Meano e si entra effettivamente in Val di Cembra. Stiamo sul lato destro, piu’ disabitato. La strada e’ piacevole, con una salita progressiva ma dolce. Poche auto, ma solo qualche camion di troppo (la Val di Cembra, scopriamo poi, e’ famosa per le cave di porfido). Si procede quindi fino a Valfiorana, dove ci si ferma per una buona merenda facendo provvigione alla Cooperativa Famiglia. Il primo impatto coi trentini, poi confermato nei restanti giorni, e’ che siano persone straordinariamente cortesi e ospitali
    Gli ultimi 20 km sono decisamente i piu’ piacevoli; Cavalese si avvicina e percorriamo una straordinaria pista ciclabile, in mezzo a una pineta davvero straordinaria. Il sole e il cielo blu rendono la pedalata superlativa. Arrivati a Cavalese con qualche difficolta’ (le indicazioni non sono chiarissime) troviamo finalmente un buon alloggio presso il Garni’ Salvanel: ottima l’ospitalita’ e il confort offerto, a un prezzo piu’ che ragionevole (100 euro per tutti e tre). Ci viene poi suggerito il Ristorante Pizzeria “La Pieve“, dove, tra antipasti, ottimi Canederli e squisiti dolci i tre pedalatori ritrovano le energie bruciate nei 70 km di ascesa verso Cavalese. Si va a letto piuttosto presto visto che per l’indomani e’ prevista l’ascesa a quota 2000, al passo Manghen.

  3. Cavalese – Lavarone (7 maggio)
  4. E’ questa la tappa piu’ attesa e temuta, con il previsto scollinamento oltre quota 2000, e l’arrivo in salita, comunque oltre quota 1000. Il sole e’ gia’ caldo di primo mattino, e l’abbondante colazione proposta dal Garni’ Salvanel fa capire che la giornata e’ iniziata col verso giusto. Si lascia Cavalese verso le 9, riscendendo, sempre lungo la bella ciclabile, fino a Molina. Qui la strada comincia a salire e si punta decisi, anche se timorosi, verso il passo Manghen, lungo una strada completamente priva di traffico (fatta eccezione per qualche moto) e da poco riaperta. La strada e’ magnifica, immersa per i primi 12 dei 16 km in un bosco di conifere davvero impressionante. La pendenza media’ e’ dell’8%, con punti decisamente duri, ma e’ la lunghezza della salita e il fatto che sia senza pause a intimorire. Pier sale col suo ritmo, decisamente elevato, mentre Paolo ed Enrico seguono, comunuque di buona lena. Superati i 1500 m di altezza si esce dal bosco e uno splendido panorama, con le prime macchie di neve, si apre. Gli ultimi chilometri sono i piu’ duri, ma il rifugio appena sotto il passo e’ ormai vicino. La neve ai lati della strada e’ impressionante, e la birra che ci concediamo al rifugio e’ decisamente meritata.

    La discesa, se possibile, e’ ancora piu’ impressionante e la sosta per pranzo all’Osteria “La Casina” e’ doverosa. Si riparte, rifocillati coi canederli, e si scende presto a quota 300, percorrendo la Valsugana lungo piste ciclabili magnificametne disegnate tra vigneti e meleti. Si arriva cosi’ a Caldonazzo, dove si fa la sosta lungo il lago e si ammira il Pier che, unico, si concede un bagno. Lavarone in linea d’aria non e’ lontano e anche se le gambe sono un po’ stanche, si cerca di capire quale strada seguire. Dopo qualche discussione con i locali, si decide di sfidare la leggendaria salita del Menador, che da Caldonazzo sale, in soli 8 km, a Monterovere (1200). La strada e’ piu’ che suggestiva, con alcuni tratti davvero impressionanti sia per pendenza che per la bellezza del panorama. Il lago di Caldonazzo e’ sempre piu’ piccolo, in lontananza, e la strada, intarsiata nella roccia si rivela ben presto assai ostica. Salire con le bici cariche e’ davvero difficile, e la stanchezza impedisce di gustarsi appieno il meraviglioso spettacolo offerto da questa salita, per di piu’ priva quasi del tutto di automobili. L’arrivo a Monterovere e’ una liberazione, e gli ultimi 4 km in falsopiano che portano a Lavarone sono davvero un calvario.
    L’arrivo a Lavarone e’ comunque entusiasmante, anche per via di un ottimo spaccio di formaggi di capra in cui casualmente ci imbattiamo. Davvero eccezionali. Troviamo quindi facile sistemazione presso l’hotel “Nido Verde“, dove siamo accolti con simpatia e gentilezza. La cena presso il ristorante stesso e’ davvero notevole e complessivamente il rapporto qualita’ prezzo e’ davvero superbo. Con 130 euro in tutto riusciamo ad avere un trattamento di mezza pensione per tutti e tre.

  5. Lavarone – Lago d’Idro (8 maggio)
  6. Le emozioni delle salite del giorno precedente sono ancora vive nei tre pedalatori, ma gia’ si profila una nuova interessantissima tappa. L’abbondante colazione offerta dall’albergo, e i consigli ricevuti sulle migliori strade da seguire (per evitare il traffico) sono un ottimo punto di partenza. Si lascia cosi’ Lavarone e si procede verso Folgaria, con scollinamento a quota 1300, al passo Sommo. Si prosegue poi verso Serrada, lungo la vecchia strada, che si rivela stupenda. La discesa e’ mozzafiato, il traffico assente e l’arrivo nella centrale Piazza Rosmini di Rovereto e’ davvero spettacolare.
    Da qui si riparte verso i laghi, scoprendo cosi’ uno stupendo percorso ciclabile che ci conduce praticamente fino a Torbole. Ci si fermaprima pero’ a Nago, presso la panetteria “Dolce e Salato” dove troviamo una straordinaria pizza al trancio. Si chiacchiera anche con altri simpatici ciclisti che ci danno le giuste dritte per raggiungere, a Riva, la mitica strada del Ponale. Si prosegue poi verso Torbole e infine ci si ferma a Riva per un pranzo in riva al lago dove affettiamo il salamino comprato a Lavarone e ci gustiamo un’ottima radler. Si riparte poi verso il lago di Ledro percorrendo la mitica strada del Ponale, un percorso ciclabile o pedonale che si arrampica sulla montagna con uno sterrato decisamente difficile. Lo spettacolo pero’ e’ imponente, e le sensazioni ottime. Si arriva quindi al bellissimo lago di Ledro, dopo aver superato alcuni muri con pendenza oltre il 15% e ci trasferiamo poi, lungo splendide piste ciclabili, fino al lago d’Idro, dove troviamo una buona sistemazione presso l’albergo “Al Pescatore“. L’albergo offre anche un noto ristorante, e la cena a base di pesce e’ davvero notevole. Il viaggio volge ormai al termine, restano circa 70 km che ci separano da Brescia. Con ancora qualche montagna da superare…

  7. Lago d’Idro – Brescia (9 maggio)
  8. Ormai il giro volge al termine e la quarta e ultima tappa consiste in un trasferimento verso Brescia da dove Paolo ed Enrico prenderanno poi il treno per Pavia, mentre Pier ripartira’ in auto verso Castione.
    La colazione non e’ particolarmente abbondante, anche se gli affettati proposti sono di buona qualita’. Si riparte cercando una pista ciclabile che costeggiasse il lato ovest del lago d’Idro e, non trovandola, ci rassegniamo a percorrere la strada provinciale. Il traffico e’ non del tutto assente, comunque sopportabile. Il meteo e’ sufficiente, un po’ coperto e con qualche minaccia di pioggia, ma progressivamente si schiarira’. La strada scorre veloce, in leggera discesa, fino a Vestone, dove decidiamo di abbandonare la strada principale per inerpicarci verso Presceglie, con breve sosta a Odolo. Le strade si fanno sempre piu’ deserte e anche se si tratta di superare qualche salita non prevista, questo rende la tappa comunque piacevole, e non un semplice trasferimento.
    L’ultimo strappo ci porta oltre quota 500m, nulla rispetto ai giorni precedenti, ma pur sempre una buona salita. Si scende poi a precipizio verso Brescia e sostiamo, per un rapido pranzo, a Nave, dove ci approvvigioniamo a sufficienza presso un buon negozio di panetteria/gastronomia (Panificio Pederzini e Pardo, in via Brescia 73a). Ora e’ proprio finita, si arriva facilmente a Brescia dove un buon sistema di piste ciclabili ci porta senza problemi in stazione. Trenitalia si comporta egregiamente anche per l’ultimo trasferimento e nel pomeriggio siamo gia’ a Pavia.
    Che dire, il Pedale-Maiale 2011 e’ stato davvero emozionante, bellissimo sia per i percorsi scelti, che per la compagnia, che per le emozioni. E certo la speranza e’ che si possa riprovare quanto prima quest’esperienza, cercando di coinvolgere ancora anche chi, per questa volta, non e’ riuscito a far parte della comitiva.

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